Centesimino
Se oggi possiamo assaporare questo particolare vino autoctono, a bacca rossa e semi-aromatico, lo dobbiamo al signor Pietro Pianori, detto appunto “il Centesimino”.
Si narra che proprio nel centro di Faenza, dentro la corte di un palazzo, Pietro trovò una pianta di vite scampata alla filossera (siamo attorno agli anni ’30 e questo parassita aveva distrutto la maggior parte delle coltivazioni locali). Probabilmente le mura del giardino avevano protetto la vite; fu così che il signor Pianori ne ricavò le marze per costruire un nuovo vigneto nel suo podere, noto come “Terbato”.
Ma che natura ha questo vitigno? oggi (grazie agli esami sul dna) si può dire con certezza che il Centesimino è un biotipo dell’“Alicante faentino” e quindi una varietà a sé stante e non riconducibile ad altri ceppi già riconosciuti.
Nel 2004 il vitigno è stato iscritto al catalogo nazionale delle varietà con il nome di Savignôn Rosso (nota: non come il francese Sauvignôn) o Centesimino. Oggi le aziende che curano col proprio lavoro questa nicchia enologica sono meno di una decina e si raccolgono nel territorio circonstante ad Oriolo dei Fichi e Faenza.
Olio Brisighello
La varietà d’ulivo che per le sue eccellenti qualità ha portato fama all’olio di Brisighella DOP, è quella “Nostrana di Brisighella”: presente in misura mai inferiore al 90%.La raccolta avviene ancora oggi a mano, su terreni anche di forte pendenza, dai primi di novembre fino a Natale. La spremitura avviene sempre entro 4 giorni dalla raccolta, uno dei segreti che rende quest’olio tanto speciale.
La zona di produzione comprende, in tutto o in parte, i comuni di Brisighella, Faenza, Riolo Terme, Casola Valsenio, Modigliana: territori ben protetti dai venti freddi che, grazie alla conformazione ad anfiteatro della valle e dalla barriera della vena del gesso, rendono un microclima ideale per la coltivazione. In queste terra la coltivazione dell’ulivo risale a tempi antichissimi, si sono infatti trovate tracce della sua produzione fin dai tempi dei Romani.